Ipazia (370-415) era una ragazza che ebbe il privilegio di crescere tra i libri e il sapere, suo padre era Teone, geometra e filosofo e ultimo direttore del Museo di Alessandria. Ipazia era conosciuta per le sue conoscenze eccelse in matematica, dell'astronomia e della filosofia platonica e non caso fu a capo della scuola neoplatonica di Alessandria. L'insegnamento e la diffusione della cultura appaiono dalle fonti come un vero e proprio atto d'amore, una missione, compiuta con coraggio e dedizione, anche se il prezzo fu troppo alto da pagare. La sua posizione nella città era molto rispettata ("nell'insegnare riuscì a elevarsi al vertice della virtù civica" Damascio, ultimo direttore della Scuola di Atene"). A quanto pare Ipazia, oltre ad essere intelligente doveva essere anche piuttosto bella, nel Suda si narra di un suo discepolo che s'innamorò di lei. Così se la leggenda vuole che riuscì a curarlo con la musica, Damascio racconta che ella macchiò di sangue un lenzuolo e lo mostrò al ragazzo e gli disse che egli voleva solo questo da lei e non era una bella cosa perchè non era rispettoso. Il ragazzo provò talmente vergogna che l'accaduto lo traformò migliorandolo come uomo. Le fonti concordano nel sottolineare la disivoltura di Ipazia a partecipare nelle riunioni con filosofi che, all'epoca, erano frequentate da tutti uomini. Socrate Scolastico sostiene che era apprezzata dai colleghi filosofi e Damascio che era amata dalle folle che addirittura applaudivano sotto la sua casa. Socrate Scolastico e Damascio hanno una visione benevole rispetto alla terza fonte, il vescovo di Nikiu Giovanni. I primi due la descrivono come un personaggio sì amato dalla folla, stimato e rispettato dagli intellettuali ma vittima dell'invidia dei mediocri ma potenti, costante inevitabile di ogni epoca, e fu proprio questo che portò al triste epilogo della vita di Ipazia. Giovanni amplifica, nel suo racconto di parte, a volte sgradevole, le informazioni: "la femmina pagana", come è solito chiamarla nelle sue scritture, dedita alla magia e alla musica, aveva con incantesimi e stratagemmi satanici sedotto Oreste, il prefetto della città, a tal punto che egli non frequentava più le cerimonie in chiesa, ospitava a casa sua i pagani, durante uno spettacolo in teatro vietò, con un editto, a un certo Hierax di dileggiare pesantemente "i pagani", in fine firmò l'esecuzione capitale di alcuni monaci e non riuscì a controllare l'insurrezione degli ebrei contro le chiese. E così Giovanni sostiene che il buon Pietro alla testa di un certo numero di cristiani decise di eliminare la strega che aveva incantato il governatore, causa di tutti i mali. Il personaggio chiave che contribuì, secondo tutti e tre gli storici alla vicenda, è Cirillo, vescovo di Alessandria, successore dello zio Teofilo (che in seguito al decreto del 16 giugno 391, di Aquileia, estendeva i precetti contro il paganesimo all'Egitto, dove Alessandria godeva, da antica data, di speciali privilegi relativi ai culti locali, cominciò una persecuzione antipagana distruggendo i Templi dedicati alla Dea Serapide). Damascio sostiene che Cirillo fu invidioso a tal punto della grande popolarità e rispetto che ella riceveva dai concittadini, da progettarne l'omicidio. La folla la trascinò dalla carrozza, la portò nella grande chiesa chiamata Caesarion, i partecipanti all'atto la spogliarono completamente nuda e poi l'assassinarono con delle tegole, fatto il suo corpo a pezzi, portarono i lembi strappati in un luogo chiamato Cinaron e là li bruciarono. Raffaello la dipinse tra i filosofi della scuola di Atene, con uno sguardo dolce e comunicativo, la dipinse nella sua freschezza fisica e complessità intellettuale. "Questo affare non portò il minimo obbrobrio a Cirillo, e neanche alla chiesa di Alessandria. E certamente nulla può essere più lontano dallo spirito del cristianesimo che permettere massacri, violenze, ed azioni di quel genere." Giovanni vescovo di Nikiu. "Anche se la filosofia stessa è perita, il suo nome sembra ancora magnifico e venerabile agli uomini che esercitano il potere nello stato. " ( Damascio) " Tutti gli uomini, tenendo conto della sua dignità straordinaria e della sua virtù, l'ammiravano di più." Socrate ScolasticoLe opere di Ipazia: Un Commentario sull'Arithmetica di Diofanto di Alessandria Un Commentario sulle Coniche di Apollonio di Perga. Inoltre Ipazia provvide a curare l'edizione di un'opera di suo padre: il Commentario sull'Almagesto di Tolomeo.
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